Risposta a Roberto Vecchioni

 

Vista dall'alto di Piazza Università e Via Etnea - Catania
Vista dall’alto di Piazza Università e Via Etnea – Catania

Arrivano e pontificano tutti sentendosi in diritto di sputare sentenze senza nemmeno prendersi la briga di riflettere e tentare di comprendere. Mi spiace ma proprio non accetto che si arrivi da noi e si offenda in modo del tutto gratuito. Può anche aver ragione il celebre cantautore, ma un po’ di educazione non guasterebbe, non si va a casa d’altri per insultare chi ti ha cortesemente invitato.

Non giustifico nulla di ciò che non funziona in Sicilia e sono sempre stata una siciliana con uno spiccato senso di auto-critica, però così è davvero troppo. Certo siamo un popolo indisciplinato, sprezzante delle regole dello Stato italiano, strafottente dinnanzi all’autorità precostituita e ce ne facciamo un vanto, a torto, di gabbare leggi e ordini dello Stato. La nostra intelligenza è tutta volta a trovare ogni espediente possibile e immaginabile per evitare, eludere, aggirare e così facendo pensiamo, erroneamente, di sconfiggere ogni forma di potere esterno vissuto come prepotenza e sopruso.

Tuttavia dire che siamo letargici da 150 anni è falso! Piuttosto vorrei dire che anche questo Stato da ben 150 anni violenta e fa razzie in quel paradiso che per molti aspetti è diventato un inferno. Inoltre, ogni volta che, grazie alle nostre iniziative laboriose e capaci, abbiamo ottenuto sviluppo economico, efficienza industriale, ogni volta che abbiamo avuto floridi scambi commerciali, avvoltoi rapaci di ogni risma ci sono piombati addosso e dopo aver divorato tutto se ne sono andati lasciandosi dietro macerie e miseria, stravolgendo i fatti e passando alla storia un cumulo di falsità.

Ma va bene, certo è colpa nostra che abbiamo lasciato fare, e abbiamo lasciato fare anche quando ci hanno dato a tutti dei mafiosi seppur la mafia l’hanno inventata altri, l’hanno inventata e foraggiata. Vecchioni però non parla di mafia, no, il fetore lo ha sentito per il traffico caotico.

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Il duomo – Catania

Io allora al signor Vecchioni e a tutti coloro che arrivano con la ricetta in tasca e sputano insulti chiedo, ma dov’è lo Stato italiano quando i cittadini onesti si ribellano a cosa nostra? Cosa fa lo Stato di concreto per sconfiggere il malaffare tra politica e para-stato? Perché lo Stato non combatte davvero l’illegalità facendo emergere tutta la massa enorme di lavoro nero ed evasione fiscale? Perché  lo Stato chiude le scuole in un territorio con un tale tasso di dispersione scolastica come quello che affligge la Sicilia sapendo, oltretutto, che quegli analfabeti sono il braccio armato della mafia e che le scuole che lascia aperte per sua grazia cadono a pezzi? Perché lo Stato consente il monopolio a pochissimi vettori presenti negli aeroporti dell’isola eliminando ogni forma di concorrenza e facendo pagare spese pazze ai siciliani che tornano a casa e scoraggiando orde di turisti? Perché lo Stato azzera i treni locali e nazionali? Perché lo Stato non favorisce un trasporto merci via mare e invece agevola quello su gomme? Perché lo Stato non smantella il MUOS di Niscemi e invece cede sovranità nazionale sull’isola agli americani delle basi militari disseminati su tutto il territorio siciliano? Ma dov’è lo Stato italiano in Sicilia?

E il problema secondo Vecchioni sono le macchine in tripla fila e i motociclisti senza casco? Il problema per questa gente qui è la fatica che fanno i turisti? E la fatica quotidiana dei siciliani? Le mazzette per avere la raccomandazione per una visita medica? Per sbloccare una pratica più che legittima in un qualsiasi ufficio ma che senza l’interessamento di un “amico” solerte resta al palo? Questa fatica dove la mettiamo? Dove mettiamo la fatica immane di chi la legge la vuole rispettare, di chi vuole compiere il proprio dovere di cittadino onesto, corretto e subisce minacce, soprusi,  intimidazioni di ogni tipo sia che si tratti di un dipendente o un funzionario pubblico sia che si tratti di un professionista, un imprenditore; dove la mettiamo questa fatica infinita? Dove mettiamo lo scandalo di una galleria sull’autostrada Catania-Siracusa al buio da più di un anno e di una legge assurda che impone l’obbligo di pneumatici invernali o catene a bordo agli automobilisti? Dove mettiamo lo scandalo della chiusura dell’autostrada Catania-Palermo, per il crollo di un pilone la cui responsabilità se la palleggiano in tanti, nel frattempo questa imprevedibile fatalità divide in due l’isola? Dove mettiamo lo scandalo della Strada Statale 194, la Catania-Ragusa, che doveva diventare autostrada ma poi non si sa, un’arteria importantissima per la viabilità, lo sviluppo e il trasporto merci dell’isola, uno scandalo che dura da decenni e chissà ancora per quanto? Dove lo mettiamo lo scandalo di una città come Messina lasciata senz’acqua per settimane senza che i media nazionali ne dessero notizie al civilissimo nord? E potrei continuare all’infinito.

Cosa fa lo Stato per tutelare quei cittadini onesti con il senso del dovere che si battono per la legalità, per la giustizia, strenui difensori delle prerogative dello Stato italiano? Nulla, li lascia soli, li delegittima e li emargina com’è il caso del magistrato Di Matteo, oppure li fa ammazzare com’è stato per Falcone e Borsellino e tanti tanti altri, com’è stato per la strage di Portella della Ginestra! E queste purtroppo non sono eccezioni, sono bensì la norma. Queste purtroppo non sono mere giustificazioni di una farneticante siciliana offesa nel suo amor proprio, non sono luoghi comuni, basta guardare gli atti processuali, verificare l’avanzamento di indagini infinite, depistate; basta rivedere un po’ di storia. Allora i vari Vecchioni prima di proferire verbo sul degrado e il sottosviluppo siciliano si sciacquino la bocca perché in Sicilia è la maggior parte della popolazione che si sbraccia e si adopera giorno per giorno non perché l’isola sia all’altezza di se stessa, ma solo per vivere dignitosamente. È la maggior parte dei siciliani che è onesta e corretta, eppure quella maggioranza è sotto scacco.

I siciliani si battono per difendere se stessi e la propria terra, ma non basta caro Vecchioni se il potere rema sempre contro ed ha avuto dal 1861 ad oggi ottimi profitti e vantaggi sostituendo i gattopardi con gli sciacalli.

Scala dei turchi – Realmonte (AG)

Perciò caro Vecchioni si faccia un favore e lo faccia anche ai suoi amici, parenti e conoscenti, lo dica anche loro, non venite a trovarci perché noi siamo accoglienti e ospitali con tutti ma vedersi trattare a pesci in faccia dopo che vi apparecchiamo la tavola con tante prelibatezza a partire dal mare e dalla luce magica che lambisce la nostra terra ci restiamo male. E poi, un intellettuale come lei che con le parole ha fatto la sua fortuna usare certi termini, suvvia non le si addice.

 

All photographs are property of L. R. Capuana

 

 

 

4 Replies to “Risposta a Roberto Vecchioni”

  1. Signora, le sue sono parole che tradiscono una certa permalosità che è caratteristica di noi siciliani. Nel tempo, ho imparato a capire che lo Stato siamo noi. Lo Stato è chi andiamo a votare. Quelli che lasciano la macchina in tripla fila sono lo Stato che se ne frega della mafia. Quindi credo che sia un volete generalizzato quello di rimanere a sguazzare nella merda. E io da brava siciliana non mi offendo per quello che dice Vecchioni. Mi arrabbio perché so che ha ragione.

    1. Signora Tania, lei ha ragione quando dice che lo Stato siamo noi cittadini e non posso che essere d’accordo con lei quando dice che l’arma più forte del cittadino è data dal voto, tuttavia desidero aggiungere che il voto può essere libero solo se il cittadino è libero dal bisogno. Inoltre, lo Stato ha dei doveri nei confronti dei suoi cittadini ed è suo compito rendere tutti i cittadini liberi dal bisogno attraverso il lavoro ed il rispetto costituzionale del diritto allo studio, garantendo a tutti un’istruzione di alta qualità in strutture sicure e degne. Non mi pare che lo Stato assolva a questo compito, non nella stessa misura di altre regioni italiane. Dopo di che è irragionevole e controproducente da parte nostra, cittadini siciliani, comportarci incivilmente. Ma è tutto legato, seppur ingiustificabile ed io lo scrivo nel pezzo. Più che permalosità ho espresso sincero fastidio nei confronti di chi sa solo dare giudizi senza tentare di capire le ragioni, tutto qui. Grazie per il suo intervento, è sempre gradito un punto di vista diverso.

  2. D’accordo, d’accordo, ma i cessi sporchi del “Caprice”, sotto questa bella terrazza, chi li dovrebbe pulire, lo Stato? M’è caduta la faccia a terra quest’estate quando, da povero emigrante (37 anni fuori da Catania, città natale mia, di mio padre, dio mio nonno e dei nonni dei miei nonni: c’è pure una via Squillaci nei pressi di palazzo Manganelli) le ho viste uscire da quei cessi, e poi per controllare ci sono entrato anch’io. Un orrore. Alcune estati fa sono stato fregato da Windjet, compagnia etnea; 450 euro persi. La compagnia ha continuato ad accettare prenotazioni, prima di dichiarare lo stato di insolvenza, fino a sotto ferragosto con la compiacenza dell’ENAC! Il proprietario, incapace di gestirla, gli preferì la squadra di pallone, con il risultato a tutti noto. “Monopolio a pochissimi vettori presenti negli aeroporti dell’isola”? Vero, ne so qualcosa, con la compiacenza dell’ENAC! Da chi è presieduta l’ENAC da quasi 15 anni? Da un siciliano: Vito Riggio. Taccio della spazzatura in ogni dove sulle pendici dell’Etna. Taccio sulla mancanza dei depuratori a mare. Oportet ut scandala eveniant. Se un mediocre cantante è riuscito a farci riflettere sui nostri endemici mali, bene ha fatto, anche se non gli sono riconoscente per questo. Per parte mia ritengo una fortuna aver potuto abbandonare la mia città natale, dove tutti i giochi sono fatti dalla nascita e solo per alcuni, e anche l’isola nel suo complesso. Ci torno ogni estate, ma sempre più fiaccamente. I ricordi di una scogliera pulita con il mare ancora ricco di ricci e un profumo di mare che non c’è più accopperebbero chiunque.

    1. Signor Squillaci, la sua amarezza è la mia e di tanti altri. Come negare la verità delle sue osservazioni che, in parte, rilevo anch’io nel pezzo che ho scritto. E appunto credo che la maggior parte dei siciliani sia ben consapevole delle nostre mancanze e dei nostri difetti atavici, ciò che ho obiettato è l’indiscriminato atto di accusa contro tutti noi perché in questo modo chi combatte da sempre viene assimilato al resto e questo mi pare essere del tutto ingeneroso oltre a rendere ancora più difficile resistere e continuare a lottare. Grazie del suo pensiero.

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