SCIOPERO DEL 17 MAGGIO 2019, L’ULTIMA CHIAMATA!

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Sull’opportunità di aderire allo sciopero del 17 maggio 2019 indetto e poi revocato – a seguito dell’intesa con l’attuale governo siglato la notte tra il 23 e il 24 aprile – dai sindacati confederali e confermato invece dai sindacati di base, tra i quali l’UNICOBAS, ci sono state molte obiezioni provenienti da più parti.

Tra le più rilevanti, in termini di numeri registrati su vari gruppi di discussione presenti sui social, c’è sicuramente quella che sostiene possa essere molto più efficace rifiutare di espletare le cosiddette attività aggiuntive, di accompagnare gli studenti in viaggi di istruzione e/o a visite guidate e l’adozione dei libri di testo.

I motivi per cui lo sciopero è l’unica forma di protesta efficace

Finora però queste forme di proteste che sono state anche effettuate in alcuni casi e per qualche tempo non hanno dato alcun riscontro per dei motivi anche semplici e prevedibili. Innanzitutto perché attuare questo tipo di proteste in ogni istituto scolastico è pressoché impossibile in quanto servirebbe mettere d’accordo un numero di persone impressionante già difficilissimo da raggiungere per uno sciopero di un giorno, mentre rinunciare alle attività aggiuntive, ad esempio, significa mantener fede ad un proponimento di durata molto più lunga e si sa la gente cambia idea facilmente. Specie quando c’è di mezzo non la retribuzione di un sol giorno, bensì una retribuzione a cifre più consistenti. Specie quando di mezzo c’è anche l’illusione di poter far carriera, non a caso per ogni docente che si rifiuta di effettuare attività aggiuntive e non obbligatorie ce ne sono decine disposte a candidarsi. Lo dicono i numeri nudi e crudi.

In secondo luogo, questo genere di proteste fa poco rumore. E si sa che le proteste per essere prese in seria considerazione devono far rumore e anche clamore e magari creare dei disagi, altrimenti è pura testimonianza che non serve a niente.

Terzo: si può anche non accompagnare gli studenti in viaggi di istruzione e/o in visite guidate, il danno del mancato introito sarebbe tutto a carico del comparto turistico, certo una perdita in periodi di bassa stagione, ma non sufficiente da far preoccupare politica e sindacati; la mancata adozione dei libri di testo forse avrebbe ricadute più significative sulle case editrici che coprono buchi di bilancio con i profitti derivati dalla vendita dei libri di testo, tant’è che ogni anno sfornano nuove edizioni con variazioni irrisorie e questa pratica dovremmo adottarla per etica professionale e non per protesta. Se ne avvantaggerebbero le famiglie costrette a comprare nuove edizioni che di nuovo non hanno nulla.

Sensibilizzare l’opinione pubblica

Ma il punto non è questo, è più di sostanza profonda. Lo sciopero serve per portare all’attenzione dell’opinione pubblica cosa di fatto si cela dietro l’autonomia differenziata perché la disinformazione sull’argomento è capillare e voluta e la posta in gioco è altissima. Lo sciopero serve anche a noi docenti per prendere coscienza dei rischi cui stiamo andando incontro e per rendere visibile ai cittadini ciò che si sta progettando senza che ne siano al corrente. Solo uno sciopero con un’alta partecipazione può raggiungere questo scopo.

Poiché è importante capire cosa sta succedendo segnalo l’articolo a firma di Rossella Latempa pubblicato da www.roars.it il 2 maggio scorso che è molto dettagliato ed esaustivo sia riguardo agli aspetti più inerenti all’istruzione sia per quanto concerne quelli più specificamente politici e che entrano anche nel merito di altre questioni di interesse nazionale in senso più ampio.

Per chi invece è ancora convinto che la regionalizzazione del sistema di istruzione possa portare benefici ai docenti del nord segnalo un’intervista di un docente in servizio in una scuola di Trento uscita, il 23 ottobre 2016 ma ancora attuale, su “La Tecnica della scuola” il quale afferma che a fronte di una retribuzione più alta corrisponde un orario di servizio superiore a quello previsto dal CCNL vigente per il resto dei docenti italiani, in un altro studio – anche questo un po’ datato ma non meno attuale –  reperito in rete si chiarisce, ad esempio, che le 40 + 40 ore annuali previste dal CCNL, con il contratto differenziato del Trentino-Alto Adige diventano 220 ore annuali; così come le sedi di lavoro dei suddetti docenti sono, nella norma, più di una e tutte raggiungibili solo a proprio spese, e in genere solo con il proprio mezzo. Da questo studio si evince, inoltre, che il Dirigente Scolastico ha poteri ben più importanti di quelli previsti per i capi d’istituto del resto d’Italia, che sono già alquanto rilevanti, infine, se qualcuno pensa che le ore in più espletate in servizio siano confortate da postazione di lavoro autonomo, beh, non è così, consultate le schede per rendervene conto da soli. Forse l’unico vantaggio che si può evidenziare da questa documentazione è il numero di alunni per classi, molto più basso che nel resto del paese. Se ancora pensate che possiate avere dei benefici, bene continuate a dormire sonni tranquilli.

L’ultima segnalazione utile per avere un quadro più completo della reale situazione e per avere un’informazione più chiara è l’articolo di Anna Angelucci pubblicato su “Micromega” il 3 maggio scorso che dà anche conto dell’operato dei sindacati confederali e quanta  importanza assegnino all’istruzione pubblica in tutta questa vicenda che si sta dipanando senza tener conto dei reali bisogni dei cittadini derubricando la scuola tutta a mero servizio pubblico mentre dovrebbe ritornare ad essere bene comune.

Bloccare la regionalizzazione per salvare la scuola della Repubblica

Questa è l’ultima chiamata, se non si blocca la regionalizzazione differenziata la scuola della Repubblica nata dalla Costituzione del 1948 non esisterà più, questo deve essere chiaro a tutti e deve essere il motivo principale per un’adesione massiccia a questo sciopero. Tutte le altre rivendicazioni dovranno aspettare, sia quelle di parte sia quelle più generali. Con questo sciopero ci giochiamo tutto e questo sciopero serve a tutto il paese. Fermatevi un attimo a riflettere prima di decidere perché questa potrebbe essere la decisione di tutta la nostra vita, professionale e non.

L’appello per la scuola pubblica è ancora attivo e raccoglie ancora firme (siamo arrivati a 12,702), se non lo avete ancora fatto pensateci, potrebbe costituire una piattaforma di rivendicazioni future.

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© L. R. Capuana

 

 

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