Ad un mese dalla morte di Umberto Eco ripropongo un post che ho pubblicato il 14 giugno 2015 per ricordare una persona che a me ha dato tantissimo.
E’ incredibile ma vero. La bagarre che si è scatenata sulle parole espresse da Umberto Eco non ha fatto che dargli ragione su tutta la linea.
Sarebbe bastato non fermarsi ai titoli ad effetto di certe testate giornalistiche e avere la sana curiosità di ascoltare direttamente le risposte che il professore dà alla platea che gli pone delle domande per comprendere che quei titoli speculano sulla faciloneria e anche sulla permalosità di tanti internauti che infatti hanno subito urlato allo scandalo.
Il prof. Eco, esperto di semiotica, durante la conferenza stampa a seguito del conferimento della Laurea Honoris Causa in Comunicazione e Cultura dei Media dall’Università degli Studi di Torino, afferma semplicemente che Internet necessita di opportuni filtri per evitare di cadere nelle trappole delle bufale e quindi rendere lo strumento stesso inaffidabile sul piano della credibilità.
La contrapposizione tra imbecilli e premi Nobel da lui usata non la si può assolutamente intendere, posto che si guardi il video, come una sorta di auspicata censura nei confronti dell’uomo comune, secondo i maligni, da lui accomunati a degli imbecilli, è solo un esempio per sottolineare che è responsabilità di ognuno verificare la fonte delle notizie.
Questa responsabilità è ancor più grande se a diffondere le bufale sono i giornali che della credibilità e dell’affidabilità della fonte non possono fare a meno pena la loro stessa tenuta sul mercato e la fiducia ad essi assegnata dai lettori.
Verrebbe meno, egli dice, il contratto sociale esistente.
Chi segue Umberto Eco con interesse sa che non è la prima volta che il noto semiologo analizza in questi termini i nuovi media, ma non è certo per demonizzare il mezzo anzi è proprio per evitare che questa grande risorsa accessibile a tutti esaurisca le sue enormi potenzialità di larghissima diffusione della cultura e del sapere, che le sue analisi sono così nette; per evitare proprio disaffezione e scetticismo. Inoltre, chi è avvezzo all’opera anche divulgativa di U. Eco non può dubitare della sua onestà intellettuale e men che meno della sua sterminata erudizione, pertanto mi sembra il minimo che ciascuno possa fare se, prima di temere censure o di sentirsi assimilato ai tanti imbecilli, verificasse personalmente, fin dove gli è possibile la notizia riportata da terzi.
Come a dire, fidarsi più del diretto interessato anziché di alcuni siti giornalistici che il giornalismo vero non sanno più cosa sia e sono invece solo a caccia di beoti che cliccano dappertutto e fanno aumentare la loro vendita pubblicitaria.
Guardate il video e ascoltate attentamente prima di polemizzare a tutti i costi.
© L. R. Capuana
Come a dire, fidarsi più del diretto interessato anziché di alcuni siti giornalistici che il giornalismo vero non sanno più cosa sia e sono invece solo a caccia di beoti che cliccano dappertutto e fanno aumentare la loro vendita pubblicitaria.
Principled journalism is on the wane everywhere. Thanks for saying it like it is.
Thank you!