8 MARZO 2023: NE’ MIMOSE, SCHWA O AUGURI. SOLO RISPETTO DEI DIRITTI UMANI E DELLA PARITA’.

Preferisco parlarne come la “Giornata internazionale delle donne” anziché “festa delle donne”. Ritengo sia più adatto anche perché mi pare ci sia ben poco da festeggiare.

I femminicidi nel 2022 sono stati 120 e quest’anno se ne contano 4 a gennaio e altri 4 a febbraio. Un massacro senza fine.

Credo però che per le commemorazioni di quest’anno si debba dare maggiore risalto ad alcuni fatti internazionali perché evidenziano da una parte la determinazione e il coraggio delle donne che lottano anche a rischio della vita, come le tantissime che protestano dallo scorso settembre in Iran; dall’altra, come nel mondo occidentale, quello che normalmente si ritiene essere al passo coi tempi, si stiano facendo preoccupanti passi indietro per quanto riguarda la parità di genere e l’emancipazione femminile.

In merito alle proteste delle iraniane è senza dubbio più che ammirevole il coraggio dei tanti iraniani che pur rischiando la vita, uomini e donne lottano quotidianamente contro un regime autoritario a guida religiosa che viola costantemente i diritti delle donne imponendo loro arbitrariamente e d’imperio un codice di abbigliamento che evidenzia la prepotenza di una cultura patriarcale che si ritiene unica depositaria della tutela dell’onore delle donne e delle loro famiglie. Uomini che pretendono di dire cosa debba indossare una donna, come debba comportarsi e che posto ricoprire nella società. A questi soprusi intollerabili si ribellano oggi in quel Paese non solo le donne, finalmente al loro fianco ci sono tantissimi uomini schierati per la libertà delle donne in quanto persone e non esseri inferiori cui si deve imporre tutela. Proprio nelle ultime settimane si è anche scoperto che moltissime studentesse iraniane sono state avvelenate in molte scuole. Dalle notizie di stampa si apprende che almeno in 52 scuole del Paese sono stati riscontrati numerosi casi di avvelenamento a danno di giovani studentesse, eppure il presidente iraniano, l’ultraconservatore Ebrahim Raisi, ha annunciato l’apertura di un’indagine solo pochi giorni fa e a seguito della risonanza mediatica che la notizia ha avuto all’estero. Pare, secondo le ricostruzioni di alcuni media locali, che i fatti in questione siano riconducibili a movimenti estremisti religiosi che, si pensa, siano ispirate dalle politiche dei talebani afghani.

A proposito dell’Afghanistan, a seguito della ignominiosa ritirata degli americani i talebani hanno interamente riconquistato il loro potere terrorizzando la popolazione e tra le prime misure adottate c’è stato il divieto all’istruzione delle donne del Paese, a dimostrazione di quanto il potere dell’istruzione per le donne sia inviso a tutti i sistemi patriarcali e autoritari; inoltre, notizia di questi giorni, come riporta  la stampa è che i talebani hanno anche vietato la vendita di contraccettivi in quanto ritengono si tratti di una cospirazione occidentale per ridimensionare la popolazione islamica.

Come si può ben vedere il controllo degli uomini sulle donne si esercita sempre principalmente sui loro corpi che devono essere sempre sottomessi al volere maschile e innanzitutto corpi usati per procreare su cui le donne stesse non devono avere alcun controllo e sul diniego di un’istruzione che possa renderle culturalmente libere. Si nega loro il controllo del corpo e della mente.

Non meno violento è il potere maschile in occidente, proprio il 24 giugno del 2022 una sentenza della Corte Suprema degli Stati Uniti ha ribaltato, con un voto di 5-4, la storica sentenza del 1973 nota come Roe vs Wade  che riconosceva alle donne il diritto costituzionale di porre termine alla gravidanza. Questo ribaltamento ha consentito a molti stati del Paese di legiferare contro l’interruzione di gravidanza o di adottare misure sempre più restrittive riguardo alla libera scelta delle donne e riportando, di fatto, l’emancipazione femminile delle donne statunitensi indietro di 50 anni.

Nemmeno alle donne italiane viene risparmiato l’abuso di stato sul loro corpo, infatti subito dopo la vittoria elettorale della destra e nonostante le innumerevoli rassicurazioni in campagna elettorale, ad ottobre scorso l’esponente di FI, Gasparri, ha depositato in senato un disegno di legge che intende riconoscere la capacità giuridica del concepito, di fatto mettendo in discussione la L. 194.

Questo quanto accaduto nel corso del 2022, ovviamente non meno aberranti sono quelle tante pratiche che riguardano, ancora oggi in vaste aree del mondo, un numero sempre troppo alto di donne sottoposte ad infibulazione, obbligate a matrimoni combinati anche le bambine sono vittime di questi abusi odiosi, senza dimenticare le tante, tantissime donne vittime di traffico di essere umani, o quelle stuprate in territori di guerra, anche nel cuore dell’Europa.

A fronte di tutto ciò la polemica che nel 2022 ha imperversato sui social italiani circa l’uso dello/a schwa come evoluzione inclusiva della lingua eliminando il plurale maschile dell’italiano, tanto quanto quella sulla terminologia delle professioni, mi pare essere pretesto sterile per spostare l’attenzione dalle questioni vitali a quelle frivole.

La lingua si evolve continuamente rispecchiando i cambiamenti culturali e sociali, non serve una battaglia specifica a tal fine. Serve invece continuare a lottare senza abbassare la guardia per salvaguardare diritti che pur sembrando acquisiti si fa molto presto a perdere. Si inizia con un disegno di legge che passa inosservato all’opinione pubblica e poi non ci si ferma più, quindi chi ha visibilità mediatica dovrebbe sposare queste cause, quelle dei diritti negati o violati partendo innanzitutto dal diritto allo studio che seppure sancito dalla Costituzione esso è ben al di là dall’essere compiutamente attuato.

Diversamente può passare l’idea che le italiane siamo troppo viziate, troppo adagiate sui nostri privilegi, per molte anche economici, e invece è di diritti inalienabili per tutti che bisogna tornare a parlare e per cui bisogna continuare a lottare affinché l’otto marzo diventi un giorno uguale a tutti gli altri, affinché non sia più necessaria una giornata internazionale delle donne.

Al momento sarebbe sufficiente che prima di porgere mazzettini di fiori e fare gli auguri ci si soffermasse sui diritti inalienabili di ogni persona senza discriminazione di sorta, esattamente come recita la nostra costituzione. Quindi, né mimose, schaw o auguri. Solo rispetto dei diritti umani e della parità. Grazie.

© L. R. Capuana

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