Credo che non esista un solo italiano che alla fine del suo percorso scolastico non si sia confrontato con quella bestia nera che rappresenta, per ogni studente del quinto anno della scuola secondaria di secondo grado, l’esame di stato.
L’ansia si manifesta e inizia a scavare dentro a partire da settembre e, nonostante ci si dica che mancano ancora nove mesi – una gravidanza, praticamente – e si tenti di fare opera di autoconvincimento che non sarà poi così grave, che se ci sono passati tutti – parenti, amici più grandi – tutto sommato non può essere così grave.
Intanto passano i mesi, si studia, si accumulano argomenti in ciascuna materia e ad ognuno di ciascuna ci si ripete, quasi in trance: questo è importante, bisogna capirlo bene, padroneggiarlo e fino ad un certo un punto si pensa di farcela, anzi si è quasi spavaldi.
Poi, poi succede qualcosa, con l’arrivo della primavera e l’assottigliarsi del tempo, quell’ansia che già a settembre dell’anno solare precedente si è affacciata dentro di te, diventa sempre più beffarda e insidiosa; da aprile si passa a maggio e si completano le ultime interrogazioni orali, gli ultimi compiti scritti e quell’ansia, quel senso di vuoto che afferra in una morsa lo stomaco e diventa sempre più stretta man mano che passano i giorni, la sudorazione copiosa e il tremolio alle gambe irrefrenabile, improvvisi, inspiegabili si fanno sempre più frequenti, la gola si secca e si parla a fatica, ci si sente la lingua in bocca gonfia, paralizzata. Più ci si avvicina alla data fatidica stabilita dal Ministero e più ci si sente in affanno, ci si ripete di continuo: “ma hai studiato con costanza tutto l’anno, hai ottenuto buoni risultati, dai, resisti, ce la puoi fare” e poi, in simultanea un’altra voce dentro dice: “Oddio! Non ce la farò mai, è troppa roba, non mi ricordo niente, non MI RICORDERO’ NIENTE!”
Ci si sente letteralmente assalire dal panico e lo si trasmette a tutta la famiglia, a tutta la casa e a penare con il malcapitato ci sono tutti i famigliari fino alla settima generazione. Gli antenati si rivoltano nella tomba.
E’ una tragedia, la sua tragedia, la prima tragedia della vita! E’ l’esame di stato, bellezza.
Quale italiano non si ricorda ancora ogni singolo attimo del suo esame di stato, non importa l’età, ce lo abbiamo scolpito nella mente, nel cuore. Ci ricordiamo l’argomento del tema di italiano che abbiamo svolto, come l’abbiamo svolto; ci ricordiamo il secondo scritto. Tutto. L’orale. Ogni attimo, ogni giorno di quel periodo diventa indelebile, le ore di studio interminabili, e anche quando si staccava per non diventare scemi, l’esame ancora da fare era con noi, uno spettro a perseguitarci ininterrottamente.
Per gli italiani, per un intero popolo l’esame di stato rappresenta, o ha rappresentato, un rito di passaggio, un rito di iniziazione collettivo, collettivo che ci fa passare dall’età dell’adolescenza, della presunta spensieratezza e leggerezza d’animo, all’età adulta. E’ l’iniziazione nazionale che dovrebbe accomunarci tutti, quanto meno per quanto riguarda il comune sentire descritto sopra che, più o meno, abbiamo sperimentato tutti.
Perciò desidero ricordare a tutti i colleghi che in questi giorni si trovano impegnati nelle commissioni quanto segue, la cui norma di riferimento è, l’O.M. 11 Maggio 2012 n. 41:
Il Presidente ed i commissari esterni costituiscono semplicemente una commissione d’esami all’interno della istituzione scolastica e non una commissione fiscale: l’atteggiamento della commissione non sia quello di chi cerca ciò che non funziona ma sia piuttosto di chi valorizza ciò che nella scuola si è fatto. Se è ben vero che la Commissione verifica la legittimità e correttezza degli atti preparatori, la stessa si astenga dall’esprimere giudizi sugli atti che hanno carattere discrezionale, accettando così com’è l’operato della scuola.
I membri della commissione, esterni ed interni, hanno nella commissione pari compiti, responsabilità, funzioni e peso: essi differiscono solo per l’origine della loro nomina, essendo gli esterni di nomina ministeriale e gli interni di nomina del consiglio di classe Membri
tratto dal seguente link
A tutti auguro buon lavoro!
© L. R. Capuana