QUATTRO ANNI DI SCUOLA SUPERIORE E MATERIE FACOLTATIVE AL LICEO: TRA MITO E REALTA’

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Dopo la riflessione sui diversi titoli di studi universitari e percorsi necessari per conseguirli in Italia e negli USA si propone adesso una riflessione sugli studi superiori adottando lo stesso sistema di confronto tra Italia e USA.

 

L’articolo più importante della nostra Costituzione è l’articolo 34 in cui si dice “la scuola è aperta a tutti. I capaci e i meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno il diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi”.»

Questa riflessione mi sembra ancor più necessaria oggi dopo i primi mesi di sperimentazione della nuova legge denominata, dall’attuale esecutivo, “La Buona Scuola”, varata a dispetto e in spregio delle proteste vigorose di milioni di addetti ai lavori, i docenti . E poiché l’esperienza ci insegna che non bisogna mai abbassare la guardia, soprattutto nei mesi estivi, quando a scuole chiuse si preparano le polpette avvelenate, ritengo davvero necessario riflettere su due indiscrezioni emerse la scorsa estate e poi rimaste lettera morta, mai sia che ci ripensassero quest’estate.

Di che si tratta? Dell’ipotesi già ventilata  di voler ridurre la secondaria di secondo grado di un anno per essere in linea con altri paesi europei, così dicono, e su quello di voler offrire agli studenti italiani l’opportunità di inserire materie facoltative per costruire un piano di studi personalizzato e conforme alle esigenze del singolo studente.

Queste innovazioni sono motivate, sostengono coloro che le avallano, dal bisogno di rispondere alle richieste dell’Europa e ispirate al modello statunitense tanto caro ad esponenti della cultura e della politica. È soprattutto in virtù di quest’ispirazione che questa riflessione e incentrata proprio sul confronto tra sistema di istruzione italiano e su quello USA.

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Si affronta subito il secondo punto perché ci consentirà di avere un quadro più chiaro dei due diversi sistemi di istruzione per giungere ad una risposta chiara anche in merito al primo punto.

È sicuramente vero che gli studenti statunitensi sono liberi di scegliere le discipline da studiare e si autogestiscono i loro piani di studio, proprio come corrisponde a verità che sono loro a spostarsi durante il cambio dell’ora per recarsi nelle aule dove si tengono le lezioni dei corsi da loro scelti.

Tuttavia bisogna anche dire che esistono per tutti gli studenti statunitensi anche le materie obbligatorie e non solo quelle facoltative. Quelle obbligatorie sono ritenute fondanti per una cultura di base (queste solitamente comprendono letteratura inglese e americana, storia inglese e americana) mentre quelle facoltative sono attinenti ai vari indirizzi di studio che possono articolarsi in percorsi accademici che privilegiano materie storico-letterarie; percorsi più mirati per lo studio della matematica, l’informatica e le scienze; o, in alternativa, percorsi inerenti l’amministrazione contabile e aziendale. In ogni caso per ciascuno di questi diversi indirizzi ci sono discipline obbligatorie che caratterizzano l’indirizzo e quelle facoltative.

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Se facciamo due conti risulta che il sistema scolastico italiano offre una gamma di indirizzi scolastici maggiore e più variegata. Certo non sono tutti disponibili nello stesso edificio e i nostri studenti non migrano da un’aula all’altra durante il cambio dell’ora, inoltre i docenti italiani non insegnano sempre un unico corso specifico ma spaziano tra vari contenuti della loro disciplina a seconda dell’indirizzo scolastico in cui insegnano dando prova di poliedrica preparazione e competenza. Per fare un esempio pratico, il docente di lingua straniera di un liceo seguirà programmi ben diversi da quelli di un istituto tecnico per il commercio e cosi via. Da una parte la sua disciplina verterà sulla letteratura della lingua specifica, dall’altra si occuperà di micro e macro economia, di gestione aziendale ecc., in lingua. Solo al biennio di tutti gli indirizzi scolastici, infatti, lo studio della lingua straniera è centrato sulla grammatica e la civiltà.

Dunque è vero che il piano di studio nelle High School statunitensi è costruito su misura dagli studenti stessi che perseguono i propri interessi e le proprie attitudini tralasciando quelle materie che rivestono per loro scarso interesse, ma entro certi limiti.

In Italia, al contrario, si sceglie la scuola con indirizzo specifico, la libertà di scelta individuale dello studente è comunque garantita.

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Detto questo allora sorge un’altra domanda: Cos’è dunque l’High School statunitense? È simile ad un liceo? Ad un istituto tecnico oppure ad un istituto professionale? Niente di tutto ciò. È una scuola secondaria di secondo grado che, tuttavia, offre scarse o nulle opportunità di lavoro. È dunque una tappa scolastica a cui deve seguirne un’altra.

Per intenderci, l’istituto tecnico per geometri italiano (ora: Costruzione, Ambiente e Territorio – CAT) offre, alla fine del ciclo scolastico di durata quinquennale, il diploma di perito delle Costruzioni, Ambiente e Territorio che consente a chi lo ha conseguito, ad esempio, di partecipare a concorsi pubblici negli enti locali e rivestire tale professione. Nel settore privato, a seguito di un periodo di tirocinio presso lo studio di un ingegnere o di un architetto consegue l’abilitazione per la libera professione. Lo stesso vale per il diploma di ragioniere, per chi desidera trovare lavoro in ambito turistico tramite l’istituto professionale per i servizi alberghieri e ristorazione oppure tramite l’istituto tecnico per il turismo. Quindi con un percorso scolastico di cinque anni in Italia è possibile accedere al mondo del lavoro.

Solo la scuola può permettere ai migliori di ogni classe di emergere e divenire classe dirigente. (Pietro Calamandrei)

Negli Stati Uniti, al contrario, per conseguire un titolo di studio che offra più o meno le medesime opportunità, illustrate sopra, dall’istruzione secondaria italiana è necessario proseguire gli studi di almeno altri due anni e conseguire un Associate Degree che, si badi bene, non è una laurea bensì un titolo accademico con vari indirizzi che dà, a grandi linee le stesse opportunità che in Italia si possono ottenere con il solo diploma. Inutile dire che il diploma da solo non basta nemmeno in Italia e che comunque è necessario fare esperienza sul campo, semmai il problema più cocente in Italia consiste nella mancanza di opportunità di lavoro in senso lato. Quanto alla questione dei tirocini, o come usa dire oggi, degli stages è che questi sono a titolo gratuito, in altri termini i tirocinanti non percepiscono alcun compenso, nemmeno per il rimborso spese. Potrebbe sembrare di essere tornati indietro di secoli quando si andava a bottega presso un maestro che insegnava un mestiere e solo quando il garzone di bottega aveva imparato abbastanza ed era pronto si apriva una propria attività.

Pertanto non corrisponde affatto al vero limitarsi a dire che i nostri diplomati entrano nel mondo del lavoro con un anno di ritardo rispetto ad altri, anzi si è dimostrato che quelli statunitensi vi entrano a venti anni, a meno che per lavoro non si intenda il fattorino, la commessa, il cameriere, l’operaio semplice. Scelte nobilissime, certo, ma in questi casi, in Italia come nel mondo, non serve alcun diploma e si tratta purtroppo di lavori poco qualificati e ancor meno qualificanti e mal retribuiti.

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In secondo luogo, qui si sfata anche il mito della libera scelta curricolare da parte degli alunni, infatti si è già dimostrato quanto sia strumentale e demagogica quest’altra trovata propagandistica della politica. È vero negli USA gli studenti scelgono le materie curricolari all’interno dello stesso istituto e stesso edificio, in Italia si scelgono gli indirizzi scolastici e le scelte si articolano in vari tipi di licei, istituti tecnici e istituti professionali. Scusate se è poco. Tutti questi diversi indirizzi, inoltre, consentono di proseguire gli studi perché tutti danno accesso all’Università sulle cui differenze tra quella italiana e quella statunitense rimando al seguente link.

Un’altra differenza da rilevare è che negli Stati Uniti esistono le Vocational Schools (formazione per vari mestieri artigianali) che non sono da confondere con gli istituti professionali esistenti nel nostro paese come l’istituto alberghiero, l’agrario, l’IPSIA ecc. che danno accesso, alla fine del ciclo, all’istruzione universitaria tramite esame di stato, come si è già detto. Al contrario, esse sono invece più simili ai corsi di formazione professionale che in Italia sono gestiti da enti regionali finalizzati ad un aggiornamento della formazione per il reinserimento nel mondo del lavoro da parte di chi il lavoro lo ha perso, quindi un modo per riqualificarsi acquisendo nuove competenze e conoscenze nel proprio settore, oppure dove si possono effettuare corsi di formazione per coloro i quali hanno abbandonato la scuola prima di conseguire un diploma e sono alla ricerca di prima occupazione.

Infine c’è un’altra precisazione da fare e riguarda le attività extracurricolari come i corsi di recitazione, danza e musica, oppure l’enfasi posta sulle attività sportive che si possono praticare in tanti istituti scolastici all’estero come equitazione, tennis, nuoto, canottaggio, far parte delle squadre che partecipano a tornei e campionati locali o a livello nazionale. Certo, ci sono anche queste opportunità, ma non solo all’estero anche in Italia, soprattutto per coloro che frequentano scuole private di un certo livello.

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Ma qui si parla di scuola pubblica, una scuola pubblica che negli ultimi quindici o vent’anni ha subito ingenti tagli lineari tanto da rendere molti istituti insicuri persino sul piano strutturale. Quando lo Stato italiano si sarà accorto dell’importanza della sua scuola e ritornerà ad investire su di essa potremo riparlare di attività extracurricolari.

 

 

© L. R. Capuana

Images taken from Google Search.

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