Ministro Azzolina, no, così non va!

Ho già scritto un post sulla scuola al tempo del coronavirus, per l’esattezza appena due settimane fa, tuttavia poiché proprio in questo breve lasso di tempo si sono susseguite a ritmo serrato una lunga serie di confronti sui social network, tanti articoli sull’argomento apparsi su quasi tutti i quotidiani principali, dirette Facebook del ministro, note e contronote ministeriali a cui ha fatto seguito un risoluto comunicato dei sindacati che ha, a sua volta, suscitato piccate prese di posizione da parte di un gruppo di dirigenti scolastici che, conseguentemente ha ottenuto la pubblicazione, sempre a mezzo stampa di una risposta ferma da parte di alcuni docenti, sento l’urgenza di tornare sull’argomento.

Alla nomina dell’onorevole Azzolina a Viale Trastevere si scatenò una polemica che personalmente stigmatizzai in toto perché, sono del parere, che un politico vada giudicato ed eventualmente criticato per la sua attività politica e non certo per questioni strettamente attinenti alla sfera personale, come scrissi a suo tempo.

Ecco, ora è proprio il suo operato politico che giudico negativamente.

Ritengo che Lucia Azzolina non sia affatto all’altezza del ruolo che ricopre; è il ministro dell’istruzione e spetta a lei assumersi le responsabilità di scelte politiche, e sottolineo politiche serie, proprio come serio lei pretende che debba essere l’esame di stato anche in tempo di coronavirus.

E appunto di serietà difetta il ministro, è serio un ministro che sembra disattendere le norme vigenti e imporre ai cittadini surrettiziamente la trasgressione delle stesse? Perché è esattamente questo che il ministro sembra fare quando omette colpevolmente di sottolineare e chiarire, senza dare adito a biechi equivoci, che l’attuale operato dei docenti è puramente a titolo volontario e dunque encomiabile; è questo che sembra fare quando tace colpevolmente sulla delicatissima questione della didattica a distanza (DaD, d’ora in poi), ovvero quando non chiarisce che è materia non normata e che tutto ciò che, pur con buona volontà, si sta attuando in questo frangente storico così drammatico, non ha e non può avere alcuna validità giuridica; ed è ancora questo che sembra fare quando colpevolmente tralascia di dire che essa, la DaD, è attività non obbligatoria per gli studenti e ancor più biasimevole sembra essere da parte sua non evidenziare che un milione e seicentomila studenti sono totalmente tagliati fuori proprio lei che – dopo un imbarazzante smentita all’annuncio del governo di sospendere le attività didattiche fino al 15 marzo, durante una conferenza stampa tenuta insieme al presidente del consiglio è stata costretta a confermare la precedente notizia smentita – il 4 marzo ebbe a dire con inscalfibile convinzione:

mi impegno a far si’ che il servizio pubblico essenziale, seppur a distanza, venga fornito a tutti i nostri studenti

Ebbene, come adempierà il ministro al più che nobile impegno sopra citato?La rassicurazione non si è fatta attendere e il governo ha stanziato con il “cura Italia” ben 85 milioni di euro per sopperire con dispositivi dati in comodato d’uso a quegli studenti sprovvisti e con un’aggiunta di giga. E tutti quelli che abitano in zone non fornite di rete? E tutti quelli che sono vittime di disagio socio-economico nonché culturale su cui ha conseguenze ancor più incisive il digital divide, questi come si raggiungono?

Questi purtroppo non sono nemmeno contemplati nelle comunicazioni ufficiali, anzi il ministro sembra sorvolare convenientemente sulla questione ribadendo, come un disco rotto, che l’anno scolastico sarà indubbiamente valido e che, pur tra tutte queste difficoltà, è necessario che vengano espresse delle valutazioni e che queste fanno capo agli insegnanti come stabilito dalla funzione docenti, ed è a tal proposito che il ministero pubblica la nota n. 388 a firma di Marco Bruschi, in cui si esplicitano delle indicazioni che non hanno valore prescrittivo – e del resto non possono averne perché, appunto si omette di dire che durante la sospensione delle attività didattiche poiché i docenti non effettuano attività di insegnamento conseguentemente non possono nemmeno esprimere alcuna valutazione – così come, dai piani alti, si evita di ricordare che questo è un divieto per i docenti e non rappresenta certo un loro diritto, e che anzi è a tutela degli studenti.

Pertanto, riassumendo: per decreto il governo ha sospeso le attività didattiche e dunque sono sospese anche le valutazioni; la DaD è attività volontaria e non obbligatoria sia per docenti sia per discenti, un milione e seicentomila studenti sono da essa tagliati fuori per i vari motivi già elencati; la domanda allora sorge spontanea: come possono esprimere una valutazione i docenti? Quali studenti si potranno valutare e quelli che non hanno partecipato alla DaD per mancanza di mezzi o per rifiuto legittimo come sarà possibile valutarli? Posto che, ricordiamolo, la DaD non è normata e qualsivoglia valutazione non ha alcuna validità legale.

Ma ancora, è forse serio un ministro che, nonostante le tante denunce di circolari pubblicate sui siti di tante scuole in cui i DS intimano ai docenti di apporre le proprie firme sui registri elettronici per certificare la loro presenza e di svolgere la DaD, seppure come è stato già ampiamente sopra descritto si tratta non di presenza fattuale e di attività non obbligatoria, in forza delle leggi vigenti (vedi qui e qui chiarimenti in merito) non si prospetta il rischio che li si potrebbe indurre a commettere un reato perché si potrebbe, infatti, configurare come falso ideologico? E dunque un ministro serio non dovrebbe prendere provvedimenti affinché questi DS smettano? E non dovrebbe un ministro serio aderire e far aderire alla legge (T. U. 297/94) che regola i rapporti tra dirigenti e organi collegiali? Eppure il ministro Azzolina in una diretta Facebook, senza mai ringraziare i docenti per l’impegno, ancorché non dovuto, profuso con grande altruismo, dichiara invece i DS i suoi comandanti, e così facendo, anche inconsapevolmente, non li autorizzerebbe, di fatto, ad ignorare ogni forma di rispetto verso quegli organi collegiali e di approfittarsi dell’emergenza per proseguire in quella che è orami diventata deplorevole consuetudine per molti dirigenti di intimidire e minacciare quei docenti che legittimante rivendicano i propri diritti?

A tutto ciò fin qui illustrato si deve aggiungere un ulteriore aspetto che lascia perplessi: con una rapidità impressionante il ministero ha provveduto a fornire agli istituti scolastici piattaforme operative messe a disposizione in forma gratuita provvisoriamente da parte delle maggiori multinazionali operanti nel settore, quali GSuite, Microsoft Office 365 ed altre. Tuttavia lo stesso ministero e da par loro le scuole, tante se non tutte, hanno trascurato di chiarire come stanno le cose in merito alla questione della tutela della privacy.

Ora, se anche il docente è un soggetto coinvolto nel trattamento dei dati personali degli studenti e della loro tutela – e lo è -, e se dopo anni in cui a questo argomento sono stati dedicati innumerevoli collegi dei docenti, si sono stilati regolamenti di istituto per non incorrere nel rischio di esporre gli studenti a pericoli, se si fa tanto per vigilare e stroncare atti di cyberbullismo, com’è possibile che improvvisamente adesso si debbano utilizzare piattaforme delle multinazionali per la DaD senza alcuna rassicurazione formale da parte degli organi competenti sulla sicurezza di tale uso? Soprattutto in virtù del fatto che i pericoli esistono e sono anche molteplici? Come, ad esempio, chiarisce bene questo concetto:

Mentre costruisce la conoscenza della persona, un algoritmo predittivo costruisce la proposta da fare a quella persona, costruisce l’idea di offrirle, a partire da una maggiore conoscenza delle sue inclinazioni, il prodotto che le dovrà essere venduto.

Al di là di eventuali allarmismi, ritengo che senza certezze su questo aspetto le perplessità, almeno, di molti di noi siano più che leciti e meriterebbero una risposta rigorosa.

Infine, secondo Jonathan Wolff, docente di filosofia alla Univerisity College London, Thomas Hobbes diceva che:

La traduzione è mia:

(…) se si è in una posizione di incertezza, il tentativo di cercare pace attraverso un’azione moralmente virtuosa condurrà l’individuo a rovina certa e dunque è concesso “l’utilizzo di tutti i vantaggi della guerra” (…) Si dovrebbe agire moralmente solo quando si è sicuri che anche gli altri faranno lo stesso, ma quest’eventualità è alquanto rara nello stato di natura tant’è che le Leggi di Natura, in effetti non verranno quasi mai posti in essere (…) In una situazione del genere la vita si configura come profondamente infelice, non solo essa è preda della paura, ma difetta anche di qualsiasi comodità e di fonti di benessere. In queste circostanze non c’è assolutamente alcuna possibilità perché le arti e le scienze possano progredire. Non varrebbe la pena vivere le nostre brevi vite (1).

An Introduction to Political Philosophy, Third Edition, Jonathan Wolff, Oxford University Press, Oxford (2016), pp. 16-17.

Perciò è fondamentale, a mio parere, rispettare le leggi, oggi e in questa terribile emergenza più che mai, perché è nel rispetto del diritto che si tutelano tutte le parti coinvolte e si evita di cadere nel tranello ipocrita di invocare la serietà mentre chi di dovere si nasconde dietro formalismi vuoti e giochi di parole grotteschi, come riesumare stigmatizzandolo il sei politico di sessantottina memoria che, oggi, suona persino farsesco; la sufficienza in questo momento non ha nulla di politico, è piuttosto una necessità ineludibile perché il virus non è certo colpa degli studenti a cui peraltro ha sottratto il diritto allo studio in questo frangente. Ed è per questo che mi trovo assolutamente d’accordo con l’articolo, “Promossi o bocciati “a distanza”. Decida il governo, non i docenti” a firma di Alvaro Belardinelli, uscito ieri sulla testata “La Tecnica della Scuola”.

In questa fase storica, come ho già proposto in un mio post su Facebook (2), il Ministero dell’Istruzione dovrebbe sospendere l’Autonomia scolastica ed ogni valutazione che il singolo docente potrebbe esprimere secondo la propria discrezione ed emanare un provvedimento ad hoc che contempli anche modifiche urgenti in merito all’esame di stato per restituire serenità agli studenti di tutte le scuole di ogni ordine e grado.

Questa sarebbe, a mio avviso, serietà, ovvero assumersi le responsabilità che competono al ruolo che è al di sopra delle parti.

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