Nel titolo riprendo volutamente una singolare frase ad effetto che un liceale si fece stampare su una maglietta indossandola per presentarsi agli esami di stato a conclusione dello scorso anno scolastico. La maglietta e lo studente non passarono affatto inosservati riscuotendo, specie sui social, un certo consenso tanto da essere incoraggiato da molti docenti VIP che addirittura lo “intervistarono” pubblicando sui loro canali youtube le profonde considerazioni del suddetto maturando, il quale, ovviamente imputava soprattutto alla classe docente lo stato pietoso in cui versa la scuola italiana e che denunciava con quella maglietta stampata.
Ammettiamo pure che la vulgata, secondo cui, il più rilevante dei problemi relativi alla sempre più scarsa qualità di istruzione in Italia e, quindi, delle sue scuole di ogni ordine e grado, sia da imputare effettivamente ai docenti; potrebbe anche essere così, ma se così fosse davvero bisognerebbe anche chiedersi come mai tutti e 700 mila docenti siano improvvisamente diventati “colpevoli” di incompetenza, di scarsa formazione, di inadempienze varie.
Non solo quelli più giovani vengono ritenuti inadeguati al ruolo che ricoprono e nonostante un percorso di studi e di abilitazione lungo e complesso, ma finache tutti gli altri, ovvero quelli che in passato hanno istruito generazioni di italiani che tutto sommato se la sono cavati piuttosto bene considerato l’esponenziale aumento di emigrati nostrani che all’estero fanno carriere di tutto rispetto, carriere negate loro in patria. Eppure, tutto d’un tratto non ci sono più docenti capaci su suolo italico.
Resta il fatto che fino a pochissimi decenni fa il sistema di istruzione italiano rappresentava un esempio e un modello da seguire. Persino oggi, e a dispetto della vulgata tutta nazionale, all’estero ci sono tuttora aspetti del nostro sistema che vengono valutati positivamente tanto da essere emulati, come l’inclusione di studenti che fuori dai nostri confini rimangono ancora ghettizzati in classi e scuole speciali.
Bisogna anche ricordare che in passato gli insegnanti avevano una discreta considerazione sociale. Quando è iniziato allora questo crollo presso l’opinione pubblica?
La delegittimazione della categoria presso l’opinione pubblica risale di fatto all’ultimo governo Berlusconi con la campagna mediatica martellante dell’allora ministro alla funzione pubblica, Renato Brunetta, messa in atto con lo scopo preciso di giustificare lo scandaloso scippo di ben 8 miliardi a totale scapito dell’istruzione con la finanziaria del 2010 a firma Gelmini-Tremonti. Pertanto, è una delegittimazione che viene da lontano e che sta finalmente raccogliendo i suoi frutti avvelenati.

Non a caso notizie di cronaca ci narrano che ultimamente i casi di aggressione nei confronti dei docenti sono andati aumentando in modo consistente. Solo nell’ultimo periodo ne possiamo citare diversi contrassegnati da un filo conduttore: mancanza di totale rispetto e di educazione da parte di studenti e loro famigliari. Un elemento aggravante che si ravvisa è la volontà di dileggio. Infatti, in almeno due di questi, gli studenti coinvolti hanno avuto per di più cura di divulgare in rete filmati che riprendono queste azioni inqualificabili e che hanno provocato pure seri danni fisici ai docenti vittime dei loro gesti scellerati che, ricordiamolo, per amor di precisione, sono pubblici uffuciali la cui aggressione si configura come reato penale.

Per di più va rilevato che il rispetto e l’educazione sono i requisiti minimi che tutti gli studenti sono tenuti ad avere a scuola nei confronti di tutti: del personale scolastico innanzitutto così come dei loro pari. E’ parte integrante di qualsiasi regolamento di istituto e rientra nel patto educativo che i genitori sottoscrivono all’atto stesso dell’iscrizione dei loro figli a scuola. E’ imprescindibile che i discenti e ancor più i loro genitori si comportino in conformità di tale patto educativo.
Tuttavia, poiché l’universo scuola sembra essere piombato nel paradosso assoluto, l’aspetto più surreale in molte di queste vicende consiste nelle reazioni incoerenti degli organi scolastici preposti a prendere provvedimenti. In uno di questi la dirigente scolastica si è addirittura scagliata contro il docente vittima dell’aggressione anziché manifestargli pubblicamente solidarietà. Il mondo rovesciato dove la vittima viene pure vilipesa e gli aggressori giustificati.
Per non farci mancare niente poi bisogna ringraziare la soubrette-comica che elargisce via etere le sue perle di saggezza sostenendo che se i docenti mancano di empatia è prevedibile che i ragazzi si accaniscano perché questi ultimi fiutano la debolezza e la paura dell’adulto.
Quindi, la scuola come giungla in cui lo studente non ha doveri ma solo libertà di esprimere i suoi istinti e impulsi più bassi.
Più di un decennio dopo, quindi le parole inqualificabili di Brunetta e Gelmini indirizzate ai docenti italiani con quel tipo di propaganda mediatica è andata sicuramente a segno e il livello di considerazione sociale della categoria infatti, è oggi ai minimi storici.

Oltre al crollo del valore sociale attribuito alla professione parimenti i livelli di retribuzione sono tra i più modesti rispetto ai colleghi laureati di altri settori della pubblica amministrazione. Oltretutto, dagli anni novanta ad oggi gli stipendi in generale, e quelli della scuola in particolare, hanno subìto una notevole contrazione di potere d’acquisto come ben evidenzia una scheda della UIL secondo cui dal 1992 al 2008 il personale della scuola ha perso ben il 21% del suo potere di acquisto!
Situazione confermata da quanto riportato dal quotidiano di Confindustria , secondo cui tra il 2009 e il 2019 i salari in Italia sono scesi del 2% in netta controtendenza con il resto del continente. Tra questi il calo maggiore, ancora una volta, si registra nella scuola con un meno 2,9%.

Pertanto appare evidente che c’è una correlazione tra la delegittimazione persistente, arbitraria e generalizzata della categoria e la sua progressiva irrilevanza sociale ed economica in seno alla società.
A tutti questi aspetti negativi che incidono quotidianamente sulla percezione che la società ha nei confronti della classe docente e che su di essa si ripercuotono comprensibilmente pure dal punto di vista della sempre più ridotta autostima che i suoi componenti nutrono per se stessi, è utile aggiungere quegli arcinoti problemi strutturali che peggiorano ulteriormente la qualità delle condizioni lavorative di tutto il personale della scuola insieme alla qualità della vita scolastica degli studenti.
Cionondimeno e benché arcinoti, di questi se ne discute sempre molto poco, infatti ben di rado i media si occupano e divulgano i dati preoccupanti riguardanti ad esempio la sicurezza degli edifici scolastici seppure tutti i bambini e i giovani italiani vi trascorrono lunghe ore della loro giornata tipo. Nella stragrande maggioranza gli edifici scolastici non risultano a norma per i rischi sismici, così come pochi sono a conoscenza del fatto che gli edifici scolastici sono in massima parte energivori e sempre non a norma. Da un recente rapporto risulta, infatti, che il 74,8% è nelle ultime tre classi energetiche e che il 39% è in classe “G”. Solo il 4,2% risulta in classe energetica “A”. Per quanto riguarda la sicurezza strutturale e la manutenzione degli edifici scolastici solo il 51,5% ha una certificazione di agibilità e il 46,7% è dotato di collaudo statico. Dati che crollano vertiginosamente per le città delle isole con, rispettivamente, il 29,5% e il 32,7%. Il dato che rimane in assoluta continuità su tutti i fronti è che il divario tra nord e sud è sempre molto ampio.
Quindi, edifici scolastici mal ridotti e vetusti, in alcuni casi perfino fatiscenti o di fortuna, dove scarseggia quasi tutto: dal personale ATA a quello docente, dalla carta per stampanti a quella igienica, dai laboratori agli strumenti digitali e alle palestre, per non parlare di spazi esterni fruibili o di spazi interni insufficienti e comunque non adeguati per via del sovraffollamento delle aule di cui bisogna ringraziare sempre Gelmini.
Questo è lo stato dell’arte oggi della scuola italiana che, sì, per moltissimi versi fa proprio schifo. Ma è davvero la classe docente il principale problema? Come mai sono sempre sotto accusa tutti i docenti e non si fa mai una reale distinzione andando, semmai ad individuare quelli che effettivamente non svolgono adeguatamente il loro lavoro, ce ne sono sicuramente, è fisiologico che in una categoria che conta, appunto, ben 700 mila persone ce ne siano alcune che si approfittano del sistema e la fanno franca?
Forse perché è più comodo risolvere la questione così, concentrare tutto il dibattito pubblico in un’unica direzione per distrarre tutti da quelli che sono i veri problemi perché risulterebbe più costoso risolverli e la politica attuale persegue altri fini quali, ad esempio, esternalizzare e privatizzare quanto più possibile anche i beni comuni, quale dovrebbe essere la scuola della costituzione, concetto su cui ormai non crede più nessuno.
© L. R. Capuana
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