Riflessioni sulla scuola pubblica, parte 1^ – Autonomia Scolastica

 L’AUTONOMIA SCOLASTICA, FUNZIONA DAVVERO?

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La scuola deve avere come compito primario quello di formare giovani colti,
competenti, capaci di muoversi autonomamente, il suo terreno istituzionale deve
restare quello dell’istruzione.

Giorgio Israel

Ripetuti attacchi e delegittimazione

Gli attacchi persistenti contro la scuola pubblica e l’intero sistema d’istruzione italiana martellano l’opinione pubblica sin da quando l’ex ministro Brunetta tacciò tutti i dipendenti della pubblica amministrazione di essere fannulloni. Da quel momento tutti i dipendenti statali sono diventati bersagli di politici, giornalisti e commentatori di ogni risma.

Un’attenzione particolare però è stata riservata alla categoria degli insegnanti ed al comparto istruzione. La delegittimazione costante, iniziata con Brunetta e proseguita con Gelmini e Tremonti ha fatto sì che passasse quasi sotto silenzio tra l’opinione pubblica una riforma scolastica che ha avuto come obiettivo i tagli di stanziamenti di fondi statali falcidiando cattedre e abolendo insegnamenti come la Storia dell’Arte in un paese che detiene la maggiore percentuale di patrimonio artistico mondiale.

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In tanti, quasi quotidianamente e dalle colonne dei maggiori quotidiani italiani, sentono il bisogno di esprimere le loro opinioni e sentono il dovere di fornire linee guide. Eppure in questo frastuono di voci quella che tace, quasi attonita, è proprio la voce dei docenti perciò, in qualità di docente, mi sono messa a riflettere sulle tante questioni che concorrono a fare del tema pubblica istruzione un tema controverso, delicato e complesso che richiede un’analisi approfondita tenendo conto di tanti e svariati fattori, a prima vista, slegati e che invece sono strettamente correlati.

Proprio in virtù di questa complessità la riflessione svolta è lunga e articolata, pertanto ho ritenuto più comodo raggrupparla in tre grandi aree: AUTONOMIA SCOLASTICA, PROGRAMMA DI OFFERTA FORMATIVA, VALUTAZIONE E MERITO. Ho dedicato ad ognuna di essa un’analisi intesa a sviluppare un confronto aperto.

Le luci e non solo le ombre

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Prima di affrontare il primo gruppo e quindi entrare nel merito di ciò che ritengo debba farci riflettere tutti voglio sottolineare alcuni segnali positivi evidenziando, ad esempio, che gli studenti della scuola pubblica italiana che frequentano un anno all’estero in istituzioni scolastiche statunitensi, australiane ed europee , rientrano sempre accompagnati da lettere d’encomio da parte dei dirigenti stranieri, per le loro alte prestazioni, per la loro eccellente preparazione, riportando ottimi voti. In questi documenti che certificano il buon esito dei nostri studenti all’estero si sottolinea che la loro cultura classica è considerata come un non trascurabile valore aggiunto del tutto, o quasi, assente all’estero. Non meno brillante risulta il percorso accademico in prestigiose università straniere da parte degli studenti universitari italiani che, anzi, fuori dai nostri confini conseguono riconoscimenti e apprezzamenti che in patria molto spesso non ottengono. Se si osservano questi successi forse è anche lecito supporre che il nostro sistema d’istruzione pubblico, e sottolineo pubblico, possiede anche qualche luce oltre alle tante famigerate ombre.

Allo stesso tempo non si può negare che se non proprio tutto sia da rifare, sono altresì ampi i margini di miglioramento, potenziamento e valorizzazione. Le tre grandi aree individuate sopra contengono dei sottoinsiemi uniti tutti dalla mistificazione dei termini scelti per veicolare un’idea di scuola e una filosofia di istruzione/educazione che, a mio avviso, contrasta con i principi ed i diritti sanciti dalla Costituzione italiana in tema di diritto allo studio ed è ciò che intendo mettere in luce con questa serie di articoli.

L’AUTONOMIA SCOLASTICA nel mondo delle idee

Nella prima grande area che va sotto il titolo:  AUTONOMIA SCOLASTICA ravviso la prima mistificazione. L’intenzione forse era buona, tuttavia in questi anni di applicazione sono emerse le debolezze ad essa inerenti. L’autonomia territoriale e dei diversi indirizzi di studio avrebbe dovuto valorizzare e le specificità dei diversi territori e quelle dei vari istituti, evidenziando esigenze particolari ai fini didattici e attribuendo loro risorse economiche altrettanto specifiche con la creazione di fondi d’istituto. Questa autonoma disponibilità di spesa avrebbe dovuto consentire una maggiore razionalizzazione e opportunità per le attività extra-curricolari riservate ai discenti. A questi fondi si aggiungevano anche quelli destinati ai progetti finanziati da vari enti: regioni o Unione Europea, sempre volti a migliorare la preparazione degli studenti. Per organizzare al meglio ogni aspetto dell’autonomia scolastica e gratificare l’efficienza di quei docenti che dedicavano ulteriore tempo e le loro varie competenze sono state introdotte le funzioni strumentali e le attività aggiuntive; nulla da eccepire se, a fronte di un lavoro svolto un professionista percepisce una legittima retribuzione proveniente dal fondo d’istituto o altri finanziamenti pubblici.

L’AUTONOMIA SCOLASTICA tradotta in realtà

Quanto descritto finora era nelle intenzioni del legislatore che però, scontrandosi con la realtà imperfetta delle cose, ha prodotto non pochi danni. Innanzitutto l’attribuzione delle funzioni strumentali ai docenti volenterosi, o i finanziamenti dei vari progetti non è vincolata ad alcun criterio di competenze o requisiti richiesti, né, seppur prevista, si procede ad una valutazione finale degli obiettivi raggiunti o mancati, viene semplicemente approvata la rosa di nomi proposta dal dirigente in Collegio Docenti, quanto ai progetti sottoposti essi vengono approvati o respinti dal Consiglio d’istituto. Né è favorita, anche questa prevista, in genere, una turnazione per consentire a tutti i docenti, che lo volessero, di cimentarsi in ruoli o funzioni che potrebbero rappresentare sfide e conseguenti crescite professionali. Ovviamente esistono delle felici eccezioni, purtroppo però l’eccezione non fa sistema, è facile dunque immaginare cosa accade realmente in un paese in cui la corruzione è al massimo storico e l’etica al minimo. Le scuole non sono oasi di felicità in un paese in marcescenza. Chi nelle scuole ricopre funzioni strumentali, gestisce progetti e svolge attività aggiuntive con retribuzioni che accrescono i normali stipendi sono sempre le medesime persone, anno dopo anno, senza che vi sia alcun reale e trasparente controllo sul loro operato, è sufficiente che siano vicini al dirigente. Onore al merito e alla meritocrazia. Inoltre, l’AUTONOMIA SCOLASTICA, per le ragioni sopra esposte, ha contribuito ad incrementare le sacche clientelari persino tra docenti e allievi partecipanti ai vari progetti che spesso ottengono valutazioni positive conseguenti anche nelle discipline curricolari. Infine, tutto ciò ha determinato ulteriori forme di diseguaglianza tra scuole del medesimo territorio a livello locale e a livello nazionale senza che vi sia un intervento ministeriale affinché si possa ovviare a tali anomalie. Sorge il dubbio che dietro l’etichetta di AUTONOMIA SCOLASTICA si celi, di fatto, l’abbandono totale da parte dello Stato soprattutto in quelle zone di Italia dove lo Stato è già fin troppo assente.

© L. R. Capuana

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