No, non dirò che questa mirabolante novità, farà entrare la mafia nella scuola. Ovviamente no, però qualche dubbio sul fatto che possa costituire un ulteriore elemento di corruzione, questo ce l’ho. Vorrei piuttosto concentrarmi su altri aspetti, quelli relativi alle conseguenze che potrebbero sperimentare altri attori che della scuola dovrebbero far parte come soggetti attivi, tanto quanto tutto il personale della scuola, ovvero genitori e, soprattutto, studenti.
LA PREOCCUPAZIONE E L’ALLARME
La minaccia incombe ancor di più sulle famiglie e sugli studenti. Infatti ciò che dovrebbe stare più a cuore non è la promozione, a prescindere, del figlio o della figlia, la simpatia o antipatia per questo o quell’altro docente, ciò che dovrebbe essere di primaria importanza per tutti e per tutto il paese è la qualità dell’istruzione ed il rispetto assoluto del diritto allo studio.
Ed è esattamente ciò che viene meno con la cosiddetta chiamata diretta dei dirigenti scolastici, ora liberi di scegliersi i docenti a domanda e previo invio di curriculum dei candidati.
LA CHIAMATA DIRETTA E’ GARANZIA DI QUALITA’?
Quale garanzia di maggior efficienza e preparazione dei docenti prescelti si aspettano le famiglie e gli studenti da un ritorno alla riforma Gentile (1923)? Pensano davvero i genitori che accusare un docente e farlo licenziare sia la miglior garanzia per avere dei docenti preparati? Io penso, invece, che un buon genitore non può non avvertire il rischio enorme cui andrebbero incontro i giovani studenti se dovessero avere docenti asserviti, depressi e privati della loro libertà di docenza, altro diritto sancito dalla Costituzione.
“La scarsa considerazione che la nostra classe politica e in particolare quella più recente riserva all’istruzione, all’università e alla ricerca è la conseguenza del basso livello culturale della gran maggioranza degli eletti in Parlamento.”
Margherita Hack
LA SCUOLA E’ BENE COMUNE DA DIFENDERE
Terzo punto da analizzare, il DDL ante L. 107/15 prevedeva di assegnare ai Dirigenti Scolastici l’onere di scegliere contenuti e metodi di insegnamento. Allo stato attuale non se ne fa più cenno, tuttavia è lecito temere che anche questo aspetto, rientrante nella funzione del docente e del Collegio dei Docenti, possa essere messo in discussione, come finora è accaduto con tanti aspetti che sembravano al riparo dalle visioni innovative che pervadono la nostra classe dirigente.
Cosa significa sostanzialmente per i docenti mantenere la libertà di docenza conferita ad essi dalla Costituzione? Vuol dire che ciascun docente adatta l’insegnamento della propria disciplina alla classe e alle sue dinamiche interne per favorire l’apprendimento di tutti i suoi studenti. È evidente che ogni docente ha una certa conoscenza della classe, soprattutto se è assicurata la continuità didattica, che ormai è diventata un miraggio, ma una persona singola, come il Dirigente appunto, che non entra mai in classe e che di classi di cui occuparsi ne avrebbe svariate decine come potrebbe effettuare scelte appropriate per ciascuna di esse? Semplice, non può, non è materialmente in grado. Pertanto si adotterà un unico metodo di scelta per tutte le classi e per tutti i discenti. Quale beneficio potrebbero trarne i ragazzi? Non sarebbe più ovvio pensare che gli studenti corrano il rischio concreto di essere trattati come prodotti elaborati in serie di un’industria, per così dire, scolastica?
LE CONSEGUENZE CONCRETE
D’altro canto, e qui siamo al quarto punto, la scuola voluta da questo governo e non solo, è una scuola autonoma che risponde alle esigenze delle aziende del territorio, non a caso un altro obiettivo delle tante riforme che si sono susseguite è quello di far entrare fondi privati al funzionamento delle scuole. Qualcuno dirà bene, si risolveranno gli infiniti problemi delle infrastrutture se le aziende investono nelle scuole. Probabilmente, ma in quali scuole investiranno le aziende? E per quali fini? E con quali conseguenze?
Proviamo a fare delle ipotesi
a) le aziende investiranno in quelle scuole il cui indirizzo di studio è ovviamente funzionale ai loro bisogni di manodopera specializzata;
b) le aziende investiranno in quelle scuole il cui curriculum delle discipline impartite favorisce quel tipo di studente/operaio/ perito ecc. di cui al punto superiore, aspettandosi di poter fare anche loro delle scelte di merito, e se pagano chi potrà impedirglielo? Si sentiranno giustamente legittimati a pretenderlo;
c) le aziende non investiranno nelle scuole per loro inutili, ossia istituti scolastici di indirizzo umanistico; molti penseranno che se però l’investimento nelle altre scuole può servire a garantire posti di lavoro dopo la scuola, beh forse si può anche rischiare di far sparire i licei, in fondo è più importante il lavoro;
d) le aziende non investiranno in quelle scuole distanti dal loro territorio e i territori senza aziende resteranno senza scuole;
e) i dirigenti scolastici allora dovranno rispettare le richieste dei loro committenti (le aziende) e favorire la progressione della carriera scolastica dei loro clienti (i discenti e le loro famiglie).
RIEPILOGO
Dunque, riepilogando: i docenti vengono privati del loro diritto di cattedra e di libera docenza e saranno al servizio di dirigenti scolastici preposti ad assumerli nei loro istituti per compiacere le aziende che vi investono e favorire gli studenti che li frequentano. Le aziende investiranno solo negli istituti che forniranno loro le figure lavorative e professionali di cui hanno bisogno per fatturare utili ed essere produttive e competitive sul mercato, gli studenti frequenteranno solo quelle scuole che potranno garantire loro un posto di lavoro alla fine del loro percorso scolastico.
Ma in tutto questo che fine fa il legittimo desiderio di ogni individuo di realizzarsi come persona se le uniche opportunità offerte agli studenti sono quelle di soddisfare le esigenze delle aziende, non si rischia di ridurre l’essere umano a mezzo di produzione, da un lato prodotto/consumatore e dall’altro lavoratore specializzato in un unico settore?
“L’istruzione è il grande motore dello sviluppo personale. È attraverso l’istruzione che la figlia di un contadino può diventare medico, che il figlio di un minatore può diventare dirigente della miniera, che il figlio di un bracciante può diventare presidente di una grande nazione.”
Nelson Mandela
LE LIBERTA’ NEGATE
Un buon genitore veramente pensa che questo sia, o debba essere, il futuro dei propri figli? E i giovani desiderano davvero attuare questa prospettiva da incubo orwelliano? Al di là delle questioni essenziali quali i diritti costituzionali dei cittadini; al di là della questione del merito che pare ormai essere solo riconducibile alla libertà di licenziamento immediato; al di là della questione relativa al rischio di corruzione e clientelismo che sicuramente comporterebbe la concentrazione di così tanti poteri in mano ad un solo soggetto; al di là della questione relativa alla qualità dell’istruzione statale; al di là della questione relativa al finanziamento pubblico di istituti privati; al di là della questione relativa alle inevitabili conseguenze di scuole di serie A e scuole di serie B, o alla totale eliminazione di scuole in determinati territori del paese già disagiati e in mano alla criminalità organizzata.
Al di là di tutte queste questioni di importanza vitale per la tenuta democratica di un intero paese, la prospettiva che si vuole regalare ai giovani di domani è davvero questa, ossia realizzare ciò che nemmeno il comunismo sovietico è riuscito a fare: appiattire intere generazioni ai bisogni delle aziende private, del neoliberismo capitalista, nel totale disprezzo e disinteresse delle aspirazioni, sogni e desideri delle persone libere?
“Trasformare i sudditi in cittadini è miracolo che solo la scuola può compiere.”
Pietro Calamandrei
L’uomo al servizio dell’industria e dell’economia. Se questo va bene a genitori, studenti e popolo, tranquilli, è già in atto e non c’è alcun bisogno di protestare bensì continuino pure a sostenere le prove INVALSI e a reclamare a gran voce i quiz strutturati con le crocette per ogni verifica, quelli sì trasparenti e oggettivi, facili facili, e lasciate che a pensare siano le grandi multinazionali.
© L. R. Capuana
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