L’ENNESIMA “RIFORMA” DELLA SCUOLA, QUESTA A FIRMA BIANCHI

Per la scuola italiana non c’è pace sin dal primo governo Prodi

Se dagli anni Sessanta ai primi Novanta la scuola pubblica e statale ha vissuto un periodo di immobilismo, come si diceva da più parti, dalla prima metà degli anni novanta, i cambiamenti si sono susseguiti inarrestabili. Risale, infatti, al 1997 – ben 25 anni fa – il primo duro colpo inferto contro la scuola pubblica statale, quando con la L. 59/97 regolamentata dal DPR 275/99 fu introdotta l’autonomia scolastica da Bassanini e Berlinguer nel primo governo Prodi.

Da allora non ci si è più fermati e quasi ad ogni cambio di inquilino a V.le Trastevere la smania di lasciare traccia del loro passaggio è stata irresistibile. Peccato che queste scelte, che oramai sembrano ineludibili, ricadano innanzitutto sugli studenti, in seconda battuta, seppure non meno grave, sui docenti. L’ultima modifica risale al 2015 con la L. 107 fortemente combattuta e osteggiata dagli insegnanti, rimane ancora intensa la memoria dello sciopero del 5 maggio con un’adesione epocale, circa il 90% dei docenti si fermò, peccato che un solo giorno di sciopero, per quanto partecipato non potesse portare ad alcun risultato significativo e i sindacati avrebbero dovuto saperlo. In effetti, a parte l’onore delle cronache, nulla accadde e la cosiddetta Buona scuola pubblicizzata come tale da Matteo Renzi diventò legge.

L’attuale ministro non è da meno, anche lui vuole la sua riforma

Ecco che anche il giornale online di Mentana ne dà conto parlando di sistema di progressione stipendiale accelerata per i docenti; ovvero avranno l’aumento solo coloro che si sottoporranno a percorsi di formazione e aggiornamento permanente con verifica finale ad ogni livello collegata a una “valutazione del miglioramento dei risultati scolastici degli alunni degli insegnanti che accedono” a tale percorso e su open.online immaginano che la valutazione degli studenti sarà appaltata a INVALSI.

https://www.open.online/2022/04/12/scuola-riforma-bianchi-cosa-prevede/

Verrebbe però da chiedere in che modo i docenti dovrebbero obbligare gli studenti ad impegnarsi nello studio per raggiungere loro dei miglioramenti e conseguentemente far raggiungere ai loro docenti il tanto agognato e meritato aumento stipendiale? Si ricorrerà alla pratica del teach to test, con buona pace dell’acquisizione di conoscenze e sviluppo del pensiero critico?

A meno che la priorità non sia la mera misurazione, come sottolinea il ministero con questa immagine così evocativa:

https://snv.pubblica.istruzione.it/snv-portale-web/

Tuttavia, a chi ancora sostiene che al ministero ci sia un problema di incompetenza e che ogni annuncio roboante è ispirato da chi in classe non entra mai, segnalo questo stralcio di un capitolo di un saggio che ho scritto e che evidenzia come, di fatto, non di incompetenza si tratta, bensì di un chiaro disegno politico che affonda le sue solide radici nel trattato di Maastricht, voluto e scritto dalle grandi lobby industriali della Tavola Rotonda Europea.

Ma i sindacati ci fanno o ci sono?

Ma torniamo al presente è di pochi giorni fa l’annuncio di un incontro tra il ministro con i sindacati i quali riferiscono:

Bianchi ha ipotizzato tre strade per l’assunzione dei nuovi docenti per le scuole secondarie di primo e secondo grado. Chi vuol diventare professore dovrà avere una laurea e aver conseguito trenta crediti su materie antro-psico pedagogiche e nelle metodologie e tecnologie didattiche, di cui quindici di tirocinio, già all’università. Successivamente potrà partecipare al concorso e completare altri trenta crediti durante il primo anno di insegnamento che sarà di prova con contratto a tempo determinato. Altro caso quello delle lauree semi abilitanti: triennale e magistrale, oppure a ciclo unico, con l’aggiunta di sessanta crediti formativi su discipline psicopedagogiche nell’ultimo biennio. Infine la situazione dei precari con 36 mesi di docenza alle spalle. C’è poi il tema della carriera dei docenti. Oggi si è parlato di “progressione stipendiale accelerata” parallela agli scatti di anzianità. Gli insegnanti frequentanti con profitto le prove valutative intermedie, i percorsi di formazione e aggiornamento permanente selezionati e certificati dalla Scuola di alta formazione, avranno più soldi nella busta paga.

i principi alla base della riforma del reclutamento possono anche essere condivisibili, e noi siamo a primi a sostenere che per la scuola secondaria va previsto un percorso di abilitazione come quello della primaria. Non siamo d’accordo, però, sulla parte transitoria, perché si delinea un iter troppo complesso rispetto alla situazione drammatica del precariato per la quale serve una procedura più snella”. Non ha buttato acqua sul fuoco nemmeno la neo segretaria della Cisl Scuola, Ivana Barbacci, Anzi: “Questa riforma è il ripristino della Legge 107 di Renzi”. La leader del sindacato, da sempre considerato più moderato, è guerrigliera: “L’incontro di oggi non è andato bene. Ci è stato presentato il provvedimento per sommi capi, con delle slide. Siamo di fronte all’ ennesima architettura che non sarà realizzabile nei tempi del ministro in una condizione di non risposta ai precari. Da sempre abbiamo chiesto un doppio canale: i concorsi ordinari servono ma è necessario un percorso per chi ha già 36 mesi con un percorso di abilitazione”. Ivana Barbacci non si è sottratta dal fare proposte: “Noi siamo del parere che il precario debba acquisire anche sessanta crediti, fare l’anno di prova ma non può di nuovo tornare ad arrestarsi con un concorso”. E poi c’è la questione della formazione legata alla premialità: “Questo tema va affrontato in una discussione contrattuale. Farlo per Decreto è la negazione dell’atto di indirizzo del ministro. Il patto per la scuola non diceva così ma parlava di un percorso negoziale. Adesso tocca alla politica. Chiederemo ai partiti di intervenire perché rischiamo di sprecare soldi del Pnrr. Se partiamo così con la prima riforma del Pnrr non facciamo molta strada”

Reclutamento e carriera dei docenti, il governo vuole far passare per decreto il nuovo piano. Ira dei sindacati: “Confronto non può ridursi alle slides” (flcgil.it) Aumenti stipendio docenti, il Ministro vuole legarli alla formazione e non più all’anzianità di servizio – Gilda degli insegnanti di Lucca e Massa Carrara (gildalucca.it)

I sindacati si sono detti costernati dal metodo usato dal ministro, infatti quest’ultimo sembra si sia limitato ad illustrare la riforma che ha in mente solo tramite slide e senza presentare alcun documento ufficiale, tra l’altro il cronoprogramma sarebbe di presentare al prossimo Consiglio dei Ministri, il 21 aprile p.v., un decreto che sarà successivamente pubblicato in Gazzetta Ufficiale e solo dopo ci sarà una discussione, non è ancora chiaro se prima al Senato e dopo alla Camera, o viceversa, affinché si possa trasformare in legge entro il prossimo mese di giugno.

Certo uno sgarbo istituzionale, cionondimeno spiace constatare che non vi sia alcun reciso rifiuto da parte dei sindacati rispetto a questa proposta, anzi, sarebbero pure favorevoli ad un percorso di abilitazione per i futuri docenti della scuola secondaria in linea a quello della primaria, infatti:

i principi alla base della riforma del reclutamento possono anche essere condivisibili, e noi siamo a primi a sostenere che per la scuola secondaria va previsto un percorso di abilitazione come quello della primaria

Reclutamento e carriera dei docenti, il governo vuole far passare per decreto il nuovo piano. Ira dei sindacati: “Confronto non può ridursi alle slides” (flcgil.it) Aumenti stipendio docenti, il Ministro vuole legarli alla formazione e non più all’anzianità di servizio – Gilda degli insegnanti di Lucca e Massa Carrara (gildalucca.it)

E però sarebbe interessante conoscere anche il parere dei docenti, davvero i docenti di oggi e di domani ritengono che questa sia la strada da perseguire? Lauree abilitanti? Sempre perché ce lo chiede l’Europa, ma noi in Europa che ruolo svolgiamo? Quello di obbedire senza fiatare?

Al di là delle questioni di merito che sono importanti, ovviamente, ma perché bisogna ritornare sempre sulle stesse questioni? L’abilitazione si consegue con concorso pubblico, ma svolto seriamente e non nell’ottica del semplice risparmio, un concorso pubblico serio prevede una prova scritta su argomenti afferenti alle discipline e una prova orale, un concorso pubblico serio prevede commissioni composte da commissari competenti e prevede commissioni ben retribuite. Altrimenti siamo sempre alle solite: fare le nozze coi fichi secchi.

Formazione, aggiornamento e carriera dei docenti

La formazione e l’aggiornamento sono parte integrante del nostro lavoro, insegnare non è una professione che si può improvvisare. Perché la si possa svolgere efficacemente serve la conoscenza approfondita della disciplina insegnata, così come la conoscenza pedagogico-didattica da adattare appunto alla disciplina. Tutto nella nostra vita fornisce ispirazione e fa scaturire aggiornamento, la lettura di libri, quella dei quotidiani, perché tutto può suscitare il desiderio di approfondire l’argomento per usarlo in classe.

Ciò che al contrario non serve è una formazione imposta dall’alto, formazione di cui per altro gli stessi sindacati si fanno promotori organizzandola insieme a soggetti del terzo settore, una formazione che è più che altro, uno strumento per far fare soldi; una formazione per lo più intesa come indottrinamento, una formazione condotta con presentazioni power point e lezioni frontali su metodi didattici che nulla più hanno di innovativo, infatti li conosciamo già e usiamo da anni e anni, a seconda delle nostre esigenze didattiche, tarate sulle classi anche e nonostante il numero altissimo di alunni per classe che sicuramente non agevola il nostro lavoro, né tantomeno agevola l’apprendimento degli studenti. Ma di questo aspetto nocivo non si parla mai se non a sproposito, come ha già fatto il ministro affermando che è un problema che si supererà con la rimodulazione delle discipline, in quanto, a suo parere, le discipline sono un retaggio novecentesco che va rivisto. Il che suona come una minaccia.

E allora, in assenza di idee si ripropongono quelle vecchie, le solite in piena continuità con il passato.

https://www.gildavenezia.it/bianchi-alias-di-luigi-berlinguer-sul-contratto-sempre-peggio/?fbclid=IwAR08C2QLb-D0l5YAgSluXRY2hp1KINS4bW6BKgoKKm5wp6-th5d5DrjMzR4

Si torna a parlare di carriera ben sapendo che non si sceglie questa professione per fare carriera, bensì per stare in classe con i nostri studenti, non si scegli questo lavoro perché la scuola è un’azienda produttiva, tuttavia ai tipi come Gavosto quest’idea suona bizzarra e sembra che si scelga di insegnare per ripiego e non per passione, infatti lui auspica da sempre l’aziendalizzazione dell’istruzione come un qualsiasi volgare mercato e dice dalle colonne del Sole 24Ore:

Al merito e alla produttività di cui parla Gavosto da economista e presidente della Fondazione Agnelli si deve rispondere che le priorità della scuola sono innanzitutto un’istruzione di qualità per tutti gli studenti delle scuole italiane, che venga attuata davvero la scuola della Costituzione italiana, compreso il rispetto per l’art. 33 che sancisce la libertà di docenza.

Non è difficile da capire, ai sindacati, specie a quelli che vantano successi strabilianti alle ultime elezioni delle RSU i docenti italiani chiedono la piena attuazione della scuola della Costituzione, almeno che smettano di fare loro formazione, altrimenti il sospetto del conflitto di interessi diventerà certezza.

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© L. R. Capuana

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